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“Il cimino torna su” di Samuele Brambilla (2024)
Il cimino torna su, prima esperienza di Samuele Brambilla dietro la macchina da presa, è la testimonianza di un passato ormai scomparso, ma di cui si vuole mantenere energicamente il ricordo.
Il documentario offre uno sguardo alla figura dello “spallone”, contrabbandiere del secolo scorso che attraversava il confine tra l’Italia e la Svizzera per trasportare chili e chili di caffè. Oggi è un personaggio estinto, di lui rimane solo l’equipaggiamento: un paio di jeans, il foulard, la camicia di flanella, il bastone e il coltello Fulcin. L’unico superstite è un vecchio abitante del luogo soprannominato “Cimino”, in missione per trasportare una statua in legno dello spallone nel paese di Erbonne, sulle alture comasche.
Il cimino torna su è un racconto di condivisione. Nemici per natura, il finanziere e lo spallone, qui dialogano amabilmente. Gli episodi narrati descrivono momenti di pattuglia nelle strade, ma anche partite di calcio disputate tra le due fazioni. Nella vita dei piccoli borghi di montagna la rivalità tra queste figure era solo formale, ognuno si conosceva personalmente e faceva il proprio mestiere.
Nel cortometraggio la fotografia evidenzia strade e panorami percorsi dallo spallone, per consolidarne l’eroismo leggendario. I sentieri impervi raccontano un viaggio lungo e faticoso, ricordato con affetto dalle testimonianze delle guardie di finanza.
Ora come allora il rispetto tra spallone e finanziere è il fulcro del loro rapporto, dimostrato dal sostegno dei finanzieri nel trasportare la statua nel paese assieme al Cimino, onorando l’importanza che ebbe in passato.
Il cimino torna su è l’opera di diploma di Samuele Brambilla, prodotta dall’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni.
Autore: Gianluca Piazza
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Questo film fa parte del programma Dieci corti italiani in giro per il mondo 2025.
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